10 anni di Adglow - Il prossimo decennio

By Phil Haslehurst

Quando Adglow è stata fondata nel 2008, non avevamo in programma di diventare specialisti nel social advertising.

All’epoca, la piattaforma di advertising di Facebook aveva appena iniziato a trasformarsi nello strumento sofisticato che sarebbe presto diventato un attore chiave nel mercato digitale. E ci sarebbero voluti due anni o più agli altri social come Twitter per offrire propri prodotti pubblicitari.

Il nostro piano iniziale era quello di inserirci nel promettente mercato di digital display advertising sviluppando un’innovativa tecnologia demand-side.

Ma nel 2010, quando abbiamo avuto la possibilità di prendere parte al nuovo programma Marketing Partner di Facebook, sapevamo che sarebbe stata la strada giusta. È stata la decisione che ha plasmato il resto della storia di Adglow, e siamo lieti dell’ottimo esito della nostra scelta.

Nel 2014 siamo diventati marketing partner di Twitter. Nel 2015, di Instagram. Nel 2016, di Pinterest – e nel 2017 di Snapchat e Amazon.

Ciascuna di queste partnership ci ha permesso di imparare molto e ci ha preparato per la successiva, e ogni esperienza ha arricchito la nostra conoscenza degli ecosistemi di digital advertising – conoscenza che trasmettiamo ai nostri clienti.

Nel decennio successivo alla nascita di Adglow, sono cambiate molte cose nel mondo del digital advertising  e della tecnologia. Ne abbiamo parlato in un altro blogpost che puoi leggere qui: 10 anni di Adglow – Cos’è cambiato nell’ultimo decennio?

Ma cosa possiamo aspettarci per i prossimi dieci anni? Che cosa ha in serbo il futuro?

Formulare delle previsioni sulla tecnologia è notoriamente un compito arduo. Quindi, a rischio di grande imbarazzo personale e professionale, ecco qui alcuni interessanti sviluppi potenziali che pensiamo potranno informare i prossimi dieci anni di digital e social advertising.

billetto-editorial-334676-unsplashFoto di Billetto Editorial on Unsplash

1. Il Virtual Reality Advertising diventa mainstream

Potrebbero non (ancora) essere parte integrante della tua vita quotidiana, ma gli headset per la VR stanno diventando sempre più diffusi. Se consideriamo gli enormi passi avanti verso la (relativa) facilità di programmazione delle esperienze in VR, il futuro virtuale sta diventando sempre più realtà. 

Ogni volta che c’è contenuto, c’è advertising. E la VR è un enorme parco gioco che i creatori hanno appena iniziato a esplorare.

Le possibilità creative sono illimitate. Gli inserzionisti saranno in grado di creare esperienze che connettono e coinvolgono le audience a livelli mai visti. Nell’epoca dell’advertising experience, quale tecnologia può offrire un livello di immersività maggiore del VR? In quale altro modo puoi far sì che un potenziale cliente capisca davvero cosa si prova a guidare la tua auto, rilassarti nel tuo resort, o indossare i tuoi vestiti?

Mentre l’ecosistema VR continuerà a svilupparsi, e gli inserzionisti ne coglieranno sempre più le potenzialità, sarà affascinante vedere come tecnologie pubblicitarie esistenti potranno svilupparsi in questo nuovo mondo. Quanto ci vorrà per vedere DSP per il programmatic virtual advertising? Annunci per la search in VR o servizi virtuali forniti da inserzionisti?

franck-v-516603-unsplashFoto di Franck V. on Unsplash

2. Il Machine Learning migliora i risultati e riduce gli errori

Il machine learning è già implementato all’interno delle due principali piattaforme di advertising al mondo, Facebook e Google.

Gli strumenti di machine learning di Facebook sono responsabili per i contenuti visualizzati dagli utenti sui loro feed, e lavorano costantemente per selezionare notizie, post e video di interesse. Anche l’advertising su Facebook si basa sugli stessi meccanismi, e sfrutta la tecnologia per identificare il pubblico migliore per ogni inserzione.

Il machine learning di Google lavora in maniera simile. Analizza infatti i contenuti e aggiorna l’ordine dei risultati di ricerca sulla base del comportamento e delle preferenze degli utenti.

Via via che le tecnologie di machine learning diventeranno accessibili, avranno un’influenza sempre maggiore sul digital advertising: primo, migliorando la qualità e sofisticatezza dei prodotti pubblicitari; in secondo luogo, riducendo l’influenza decisionale degli esseri umani laddove sono più inclini a compiere errori.

Le piattaforme e i sistemi continueranno a ridurre l’effort richiesto dalle attività di digital advertising e migliorarne allo stesso tempo l’efficacia. Questo guadagno in termini di efficienza permetterà agli inserzionisti di concentrarsi maggiormente su prodotti, creatività e strategie.

hal-gatewood-613602-unsplash Foto di Hal Gatewood on Unsplash

3. La corsa agli armamenti dei prodotti social adv diventa sempre più agguerrita

Amiamo i nostri advertising partner, li amiamo veramente. Ma è difficile tenere il passo con di novità o aggiornamenti nei formati pubblicitari.

I social sono piattaforme proprietarie. Questo significa che i loro proprietari possono creare tutti i formati pubblicitari che desiderano.

Altre forme di digital display advertising devono adattarsi a una miriade di siti indipendenti, ed è perciò necessario che aderiscano a una serie di formati standard – pensiamo a MPU, banner, skyscraper, interstiziali. Cambiare degli standard adottati da un’intera industria è un difficile, e questo è il motivo per cui le MPU sono in giro da ben prima degli smartphone.

I prodotti per il social advertising, al contrario, rimangono all'interno del proprio ecosistema e possono così assumere diverse forme, comportamenti o funzionalità.

E lo fanno.

All’interno dei “big five” con cui lavoriamo (Facebook, Instagram, Twitter, Pinterest e Snapchat) è possibile trovare slideshow con musica, filtri video su misura, mappe che ti indirizzano a negozi fisici, lead ad che raccolgono dati o conducono sondaggi e ricerche, video in streaming, inserzioni che fanno scaricare app, e molto altro ancora.

È inoltre straordinaria la frequenza con cui questi formati vengono aggiunti, adattati, modificati. Non passa un mese senza che vengano implementati cambiamenti nel panorama del social advertising – e a buona ragione. Nuovi formati migliorano l’engagement e portano a ottimi risultati; sono un modo cost-effective che le piattaforme hanno a disposizione per attrarre e sostenere gli investimenti degli inserzionisti. Possiamo prevedere un’espansione e diversificazione continua nella grande corsa agli armamenti dei formati social advertising.

Three Women Standing Near Man Holding SmartphonesFoto di Rawpixel su Pexels

4. Messaging app advertising? Mai più senza

Gli SMS sono una reliquia del passato. Oggi, l’advertising sulle app di messaging rappresenta uno dei modi migliori per trovare e coinvolgere clienti sui device mobili. Soprattutto, sono ottimi per stimolare una conversazione utile che arricchisca l’esperienza di audience sempre più esigenti.

Le cifre parlano chiaro: gli utenti delle 4 principali app di mobile messaging (WhatsApp, Facebook Messenger, WeChat e Viber) nel 2015 hanno superato quelle dei 4 principali social (Facebook, Instagram, Twitter e LinkedIn) (fonte: Business Insider). Le persone che usano assiduamente app di mobile messaging sono così passate da 1,5 miliardi nel 2016 a più di 2 miliardi nel 2018. E la crescita non accenna a diminuire, con 2,5 miliardi di utenti previsti per il 2021 (fonte: Statista)

Utilizzata da 1,3 miliardi di persone al mondo, Facebook Messenger è oggi una piattaforma fondamentale per il conversational marketing. Oltre a ospitare ads ‘nativi’, è infatti utilizzabile come destinazione di campagne traffico o addirittura come obiettivo a sé stante, attraverso ads che aprono una chat diretta con l’utente. Una volta instaurata una conversazione, è persino possibile ritargetizzare il prospect con messaggi sponsorizzati che finiscono direttamente nella sua inbox!

Un modo futuristico di sfruttare questo canale implica l’utilizzo di ChatBot, sistemi sofisticati di messaging automatico. I Facebook Messenger Bots sono un mezzo straordinario per raggiungere Millennials e Gen X-ers, più aperti e interessati alle nuove tecnologie: secondo Business Insider, più di metà dei giovani americani hanno chattato con Bot attraverso app di messaging, mentre il 26% dei giovani europei si dichiara interessato a provare un ChatBot come Personal Shopper (fonte: Facebook IQ)

Le aziende si stanno già muovendo in questa direzione: ad esempio, una ricerca Oracle riporta come il 76% del retail fra Francia, Paesi Bassi, UK e Sudafrica abbia già implementato un chatbot, o stia pianificando di farlo entro il 2020. Il motivo di tale interesse è semplice: la maggioranza dei consumatori dichiara la possibilità di ‘messaggiare’ con un’azienda li renda più fiduciosi nei confronti di un brand (fonte: Facebook IQ).

E Messenger è solo l’inizio. Le recenti parole del VP Chris Daniels sembrano ormai confermare che WhatsApp inserirà presto inserzioni negli Status dell’app (fonte: The Economic Times of India). La decisione apre nuovi, interessanti scenari per i marketer, soprattutto in Italia, dove WhatsApp è l’applicazione più diffusa in assoluto. Nel nostro paese è infatti utilizzata dal 67,5% della popolazione, con un impressionante picco al 81,6% tra i giovani tra 14 e 29 anni: praticamente tutti i possessori di smartphone (fonte: Rapporto Censis sulla Comunicazione 2018).

Prendendo in prestito la denominazione coniata da Blogmeter per la survey Italiani e Social Media 2018, WhatsApp è nel nostro paese il principale social/messaging app “di cittadinanza”. Utilizzato dal 94% degli intervistati dalla società di social intelligence, costituisce ormai un servizio indispensabile, che contribuisce a “definire le nostre identità di relazione”.

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Foto di Christian Wiediger su Unsplash

5. La crescita (esponenziale) di Amazon Advertising

Quest’estate abbiamo visto un report di Amazon secondo cui il loro advertising business è cresciuto del 129% YoY rispetto 2017, totalizzando 2 miliardi di dollari di fatturato (fonte – Digiday).

Si tratta di cifre importanti, anche senza considerare lo spazio potenziale di crescita: nel 2018 Amazon ha rappresentato circa il 4% di tutto il mercato di digital advertising statunitense, laddove Facebook e Google si sono spartiti il 58% (fonte – eMarketer).

Amazon ha tutte le carte in regola per replicare il successo di queste di piattaforme, con cui condivide un’enorme user base e quantità di dati proprietari che permettono una profilazione precisa ed efficace.

È chiaro che Amazon possiede ampie possibilità di sviluppo. Possiamo prevedere un interesse crescente da parte degli inserzionisti che vorranno esplorare e sfruttare questa nuova piattaforma di marketing. È quasi una scelta obbligata.

drew-graham-344554-unsplashFoto di Drew Graham su Unsplash

Qualsiasi cosa accadrà nei prossimi dieci anni di digital advertising, Adglow osserverà gli sviluppi e parteciperà nel modo in cui abbiamo sempre fatto – trovare nuovi modo per creare valore con gli inserzionisti, realizzando soluzioni tecnologiche che contribuiscono in maniera positiva all’efficienza e al successo. Soprattutto, saremo sempre onorati di far parte di un’industria brillante e innovativa.